Nel canto IX del «Paradiso », Dante Alighieri racconta di aver trovato cola Cunizza da Romano, sorella di Ezzelino, il truce tiranno di Padova, ed il Poeta cosi fa parlare la beata donna: Ma tosto fia che Padova al palude Si rileva da questi versi che Dante conosceva assai bene la storia di Padova perché essi si riferiscono a un fatto risalente fino al 1188. In quell'anno i Padovani, che da poco tempo si erano costituiti in Libero Comune, divenuti nemici dei Vicentini, presero a questi Montegalda e corsi a Longare, a dieci chilometri da Vicenza, distrussero la chiusa che avevano costruita i Vicentini per deviare nel fiumicello Bisatto tutta l'acqua del Bacchiglione, onde non arrivasse più a Padova, recandole grave e penoso danno. Sessantotto anni dopo, nel 1256 durante la guerra che i Padovani mossero per liberarsi da Ezzelino, tornarono a Longare per abbattere di nuovo chiusa che i Vicentini e gli Ezzeliniani vi avevano elevata. Rimesso il Bacchiglione nel suo letto naturale verso Padova, i nostri dovettero abbandonare Longare nell'agosto seguente, per timore di Ezzelino che ritornava con un forte esercito per riprendere la città, cosa che non gli riuscì. Morto Ezzelino i Vicentini si sottomisero al dominio di Padova, alla quale rimasero uniti fino al 1311. Nel 1312 i Vicentini passati sotto il dominio di Cangrande della Scala signore di Verona, tornarono a fermare il corso del fiume, ed i Padovani tentarono di nuovo di spingersi fino a Longare, ma ne furono impediti da Cangrande, che con forte nucleo di Veronesi e Vicentini li costrinse a ritirarsi. Tentarono ancora i Padovani di riconquistare Vicenza nel 1314 ma ancora furono respinti da Cangrande, come pure avvenne nel 1317 dove i nostri giunti fino ai sobborghi di Vicenza, furono respinti, lasciando prigioniero anche il Conte
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